Avviare un’impresa oggi significa
muoversi in un ecosistema in piena trasformazione, dove le regole del gioco cambiano rapidamente e le opportunità vanno colte con una visione ampia e un’attitudine operativa estremamente concreta.
Non è solo questione di avere una buona idea o di trovare un finanziamento: fare impresa nel 2025 significa soprattutto
capire come posizionarsi in un contesto in cui innovazione, sostenibilità e connessioni internazionali non sono più elementi di contorno, ma pilastri fondamentali per costruire un progetto credibile e capace di attrarre partner, clienti e investitori.
Il mercato
Chi oggi vuole avviare una startup o una PMI innovativa in Italia deve partire da una consapevolezza chiara: il mercato italiano è ancora frammentato, con forti disparità territoriali e una concentrazione evidente delle opportunità al Nord. Secondo il recente
Open Innovation Lookout 2025 realizzato dal
Politecnico di Milano e dalla
Scuola Sant’Anna di Pisa, il 68% dei provider di servizi per l’innovazione è concentrato nelle regioni settentrionali, con la Lombardia che da sola rappresenta il 36% dell’offerta. Questo significa che chi vuole avviare un’impresa a Milano, Torino o Bologna può contare su un ecosistema maturo, ricco di incubatori, acceleratori, fondi di venture capital e servizi professionali specializzati. Al Sud, invece, il quadro è più sfidante, anche se regioni come la Puglia stanno emergendo con dinamismo grazie a politiche regionali attente e a un crescente numero di operazioni di investimento.
La scelta geografica
La prima scelta operativa è dunque geografica. La prossimità a poli di innovazione e a reti di supporto può fare la differenza tra la sopravvivenza e la crescita. Ecco perché, negli ultimi anni, molte startup nate in contesti periferici hanno scelto di aprire
sedi operative nei grandi hub dell’innovazione. Allo stesso tempo, però, l’evoluzione delle tecnologie digitali e l’adozione diffusa dello smart working hanno reso meno vincolante la presenza fisica, permettendo alle imprese più flessibili di operare in modalità distribuita e di sfruttare piattaforme di collaborazione e servizi cloud avanzati.
Modello e strategia
Una volta scelto il contesto territoriale, il secondo passo è quello di definire il modello di business e la strategia di crescita. Qui entra in gioco un tema centrale:
l’Open Innovation. Avviare un’impresa nel 2025 non significa più chiudersi nel proprio ufficio (o laboratorio), ma costruire da subito un ecosistema di relazioni, collaborazioni e connessioni con università, centri di ricerca, corporate e startup complementari.
Il modello dello “startupper solitario” è obsoleto. La creazione di valore oggi passa attraverso la capacità di integrarsi in reti di innovazione aperta, capaci di accelerare lo sviluppo di prodotti e servizi grazie a competenze esterne e all’accesso a tecnologie e mercati complementari. In questo senso, i Venture Builder e gli Startup Studio stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante perché forniscono
capitale e mentorship, e costruiscono attivamente le startup selezionando idee, team e modelli operativi con una logica industriale. Secondo l’Open Innovation Lookout, tra il 2021 e il 2024 in Italia sono nate oltre 240 startup con il supporto diretto di questi attori, a conferma di quanto sia cruciale affidarsi a chi ha già esperienza di scalabilità e fundraising.
Il tema finanziario
Passando invece all’aspetto finanziario, è possibile registrare una crescita degli
strumenti a disposizione degli imprenditori, dai classici prestiti bancari garantiti dal Fondo di Garanzia per le PMI, ai bandi europei di Horizon e del nuovo programma Digital Europe, fino alle forme di equity crowdfunding che in Italia stanno crescendo rapidamente.
Tuttavia, per le startup innovative la vera leva è rappresentata dal
venture capital. Qui però torna il tema della concentrazione geografica: la Lombardia e il Lazio raccolgono da soli oltre il 60% dei round di investimento, con il Sud ancora marginale (43 milioni raccolti nel 2024 contro i 12 della sola Puglia). Chi vuole attrarre capitali deve essere pronto a presentare un
business plan convincente e costruito secondo i parametri richiesti dai fondi, con particolare attenzione a metriche di traction, scalabilità e impatto ESG.
Sostenibilità
Proprio la sostenibilità è l’altro grande tema operativo da affrontare. Nel 2025 non esiste impresa che possa pensare di attrarre clienti, talenti e investitori senza una
strategia ESG chiara e misurabile. Questo non significa solo ridurre l’impatto ambientale, ma ripensare i modelli di governance, costruire filiere trasparenti e garantire un impatto sociale positivo.
Questa transizione è già evidente in settori come quello della moda: il
caso Shein, che dopo lo stop al suo IPO a New York ha dovuto ricostruire la propria immagine puntando su sostenibilità e trasparenza, è un esempio emblematico. Chi vuole fare impresa oggi deve dunque partire da una consapevolezza chiara: la sostenibilità non è più una scelta, ma una condizione di accesso al mercato.
La costruzione del team
Un altro aspetto operativo spesso sottovalutato riguarda la costruzione del team. Se in passato la priorità era trovare competenze tecniche, oggi
il vero vantaggio competitivo sta nella capacità di costruire team multidisciplinari, capaci di integrare visione strategica, competenze tecnologiche e sensibilità culturale. Questo vale soprattutto per le imprese che ambiscono a operare su scala internazionale: la capacità di leggere i codici culturali dei mercati di riferimento, di costruire narrative di marca autentiche e di adattare prodotti e servizi alle specificità locali, è una competenza fondamentale che richiede la presenza di profili umanistici nei team di management.
Un esercizio di equilibrio
Fare impresa nel 2025 è dunque un esercizio di equilibrio: tra innovazione tecnologica e visione culturale, tra apertura internazionale e radicamento territoriale, tra sostenibilità e profitto, tra velocità di esecuzione e capacità di riflessione strategica. Chi saprà padroneggiare questa complessità, costruendo un’impresa aperta, responsabile e connessa, avrà non solo maggiori probabilità di successo, ma potrà anche contribuire a costruire un ecosistema economico più sano e resiliente.
Fonti
• lamiafinanza.it, 26 febbraio 2025:
Il mercato dei servizi alle imprese in Italia vale quasi 750 milioni di euro, ora la sfida è misurare l’impatto e l’efficacia
• Harvard Business Review, marzo-aprile 2025
• Dealroom.co:
Report Startup & Scaleup 2024
• Weforum.org:
World Economic Forum, Global Risks Report 2025
• Osservatori.net, Politecnico di Milano:
Osservatorio Startup Intelligence 2024
• Info.ey.com:
EY Venture Capital Barometer 2024
• il Giornale, 24 febbraio 2025:
Il grande esodo del fattore umano
• ItaliaOggi7, 24 febbraio 2025:
Digitale e sostenibilità: gap alto
Pubblicato da: Admin