Il management nell’era dell’incertezza tra leadership, tecnologia e geopolitica

 

Gestire un’impresa non è mai stato semplice, ma mai come oggi la parola management è sinonimo di navigare nell’incertezza. La gestione aziendale si muove su un terreno instabile, dove le variabili macroeconomiche, tecnologiche e geopolitiche si intrecciano, costringendo i leader a ripensare continuamente le strategie e i principi fondamentali della gestione stessa.
Il management contemporaneo è infatti chiamato a tenere insieme obiettivi finanziari, equilibri sociali, sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica, in uno scenario globale dove i confini tra politica, economia e cultura si fanno sempre più sfumati.

Interpretare il contesto
Un tempo il manager era l’uomo della performance: misurava, ottimizzava, tagliava, espandeva. Oggi quel modello non basta più. Il manager è diventato un interprete del contesto, un traduttore di segnali deboli che devono trasformarsi in scelte operative, un attore di sistema che deve muoversi tra stakeholder spesso contrapposti.
Il caso di Nvidia, colosso tecnologico che domina il mercato dell’intelligenza artificiale, è emblematico. La leadership aziendale non è più solo chiamata a gestire la crescita record di un’impresa che ha visto i suoi ricavi aumentare del 78% in un anno, ma è costretta a navigare dentro le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, tra regolamentazioni imprevedibili e politiche industriali protezionistiche. Jensen Huang, CEO di Nvidia, non è soltanto un manager: è un diplomatico, un innovatore, un interprete di segnali geopolitici. Il management diventa quindi un esercizio di equilibrio tra innovazione, compliance normativa e visione strategica globale.

L’influenza della geopolitica
Non è un caso che proprio la geopolitica stia ridefinendo il mestiere del manager. Il “caso Cina” è paradigmatico: Pechino ha imposto ai propri imprenditori e manager tecnologici di evitare i viaggi negli Stati Uniti, temendo fughe di informazioni sensibili o arresti strumentali in un clima di tensione bilaterale sempre più marcato.
Liang Wenfeng, fondatore di DeepSeek e astro nascente dell’intelligenza artificiale cinese, ha dovuto rinunciare ad alcuni summit internazionali per non rischiare di diventare una pedina in mano alla diplomazia americana. In questo scenario, il management globale assume una funzione completamente nuova: non è più solo la gestione di processi interni ed esterni all’impresa, ma diventa anche la gestione della propria esistenza in un ecosistema geopolitico che può accelerare o distruggere la crescita.

Tecnologia e complessità gestionale
A complicare ulteriormente il ruolo del manager è la rivoluzione tecnologica. Se fino a pochi anni fa la trasformazione digitale era un progetto, oggi è una condizione di sopravvivenza. Eppure, proprio questa condizione genera un paradosso: la tecnologia, pur essendo indispensabile, diventa un fattore di complessità gestionale. L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa, con le sue capacità di automazione e analisi predittiva, ha aperto nuove opportunità, ma ha posto anche alcuni interrogativi di natura etica e organizzativa.
Chi è responsabile di una decisione suggerita da un algoritmo?
Quali competenze deve avere un manager per governare sistemi decisionali automatizzati?
Come può un consiglio di amministrazione valutare correttamente le scelte fatte da intelligenze artificiali?
La risposta a queste domande è tutt’altro che scontata. Il caso di Cineca, che sta trasformando il Tecnopolo di Bologna in una delle più grandi AI Factory d’Europa, offre uno spunto interessante. Il presidente Francesco Ubertini ha spiegato che il futuro non sarà fatto solo di supercalcolatori, ma anche e soprattutto di persone. Nella nuova AI Factory non ci saranno solo macchine. Ci saranno manager, ricercatori, tecnologi e imprenditori che lavoreranno insieme per costruire una governance etica e aperta dell’intelligenza artificiale.
In altre parole, il management torna a essere quello che era in origine: gestione delle persone, delle relazioni, della conoscenza.

Mercato dei servizi in crescita
In ambito italiano, il tema della gestione dell’innovazione è centrale anche nel recente rapporto dell’Osservatorio Open Innovation Lookout 2025, che racconta di un mercato dei servizi all’innovazione in crescita costante, con un valore che ha toccato i 742 milioni di euro nel 2023.
Il manager dell’innovazione, figura un tempo considerata ancillare rispetto al tradizionale manager operativo, oggi è al centro del board aziendale. La sua funzione è diventata strategica perché lui stesso è diventato il ponte tra ecosistemi esterni – startup, università, centri di ricerca – e strategie interne dell’impresa.
Il Venture Building, pratica ancora poco diffusa in Italia ma in forte crescita, è uno degli strumenti che più di altri sta ridefinendo la funzione manageriale: creare nuove imprese partendo da asset tecnologici dormienti o da opportunità di mercato inesplorate richiede una capacità di gestione che supera i confini tradizionali del project management. Il manager del Venture Building è, di fatto, un imprenditore ibrido, che deve saper leggere i segnali deboli del mercato, costruire team, dialogare con gli investitori, gestire rischi tecnologici e commerciali, misurare impatti non solo finanziari ma anche sociali.

La gestione del talento
L’aspetto forse più critico per il management contemporaneo è la gestione del talento. In un mondo in cui il remote working è diventato la norma - in cui la competizione globale per i profili migliori è sempre più feroce e in cui le nuove generazioni chiedono non solo stipendi competitivi ma anche purpose e qualità della vita - la funzione HR è diventata strategica. Non è un caso che sempre più CEO provengano proprio dal mondo delle risorse umane.
Gestire il talento, oggi, significa comprendere il valore della formazione continua, costruire ambienti di lavoro inclusivi, adottare sistemi di valutazione trasparenti e, soprattutto, costruire una cultura aziendale autentica, che non sia solo slogan ma pratica quotidiana.

Costruire significati
L’innovazione, la geopolitica, la tecnologia e il talento: il manager contemporaneo si muove in questo quadrante, consapevole che il suo ruolo non è più solo quello di esecutore di strategie, ma di costruttore di significati. È chiamato a rispondere a investitori e azionisti, ma anche a dipendenti, clienti, comunità locali e regolatori globali. È manager e, allo stesso tempo, diplomatico, innovatore, formatore e custode di valori.
Nel tempo della complessità, il management è diventato l’arte della connessione: tra tecnologia e umanità, tra locale e globale, tra innovazione e tradizione, tra profitto e impatto sociale. In questo equilibrio dinamico si gioca il futuro delle imprese e, forse, della società stessa.

Fonti
• The Wall Street Journal, 1-2 marzo 2025: China Tells AI Leader sto Avoid U.S. Travel
• Financial Times, 25 febbraio 2025: China enlists private sector to help fuel boom in AI data centres
• lamiafinanza.it, 26 febbraio 2025: Il mercato dei servizi alle imprese in Italia vale quasi 750 milioni di euro, ora la sfida è misurare l’impatto e l’efficacia
• Harvard Business Review, marzo-aprile 2025
• Il Sole 24 Ore, 2 marzo 2025: Una fabbrica d’intelligenza artificiale attenta al bene comune
• ItaliaOggi7, 24 febbraio 2025: Soft skill per start-up


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