Innovazione: il filo rosso tra crisi, opportunità e consapevolezza

 
Enrico Vellante 012factory
Nel panorama frastagliato del nostro tempo, l’innovazione non è più un concetto astratto, ma il cuore pulsante che unisce economia, società e cultura. Eppure, mai come oggi, quel cuore batte in modo diseguale. Da una parte c’è l’accelerazione tecnologica globale che trasforma modelli di business e strutture sociali, dall’altra un’Italia che, pur popolata da 132.400 imprese ICT e 631.600 addetti, resta ancorata a vecchie zavorre: frammentazione, divario Nord-Sud e carenza cronica di competenze digitali avanzate.
Nel Mezzogiorno, ad esempio, nonostante un PIL in crescita dell’1,3% nel 2023 – superiore allo 0,9% del Centro-Nord – si assiste a una fuga costante di cervelli: quasi 200.000 laureati hanno lasciato il Sud per cercare opportunità altrove. Lì dove mancano infrastrutture, ecosistemi di innovazione e opportunità concrete, anche la crescita rischia di essere sterile.
Se però allarghiamo lo sguardo, l’Europa stessa si scopre fragile. L’illusione Northvolt, la gigafactory svedese delle batterie, naufragata dopo aver bruciato 15 miliardi di euro, dimostra che non basta dichiarare l’autonomia tecnologica: servono competenze industriali, filiere solide, una strategia che unisca visione e capacità esecutiva. La bancarotta della startup svedese ha lasciato l’Europa ancora più dipendente dall’Asia, dove il 61% della produzione di batterie è già oggi concentrata.

La crisi come catalizzatore
È proprio nei momenti di discontinuità che nascono modelli alternativi e pratiche emergenti. Il caso Wiz, la startup israeliana venduta a Google per 32 miliardi in soli cinque anni, è emblematico: fondata da ex membri dell’Unità 8200 dell’intelligence militare, ha costruito un impero sulla cybersecurity cloud-native, accelerando grazie a una visione chiara e a un contesto pronto a recepirla.
Lo stesso vale per l’intelligenza artificiale, divenuta vera infrastruttura strategica globale. Nel 2024, gli investimenti in AI hanno toccato i 600 miliardi di dollari, destinati a raddoppiare entro il 2028. L’AI guida la ripresa nel settore healthtech, abbandonato per anni dagli investitori e ora rilanciato proprio dalla promessa di efficienza, personalizzazione e sostenibilità nei servizi sanitari. L’Italia, non a caso, ha visto un +63% di investimenti nel life science nel 2024, con un ruolo crescente di startup femminili e tecnologie predittive.
Ma il vero spartiacque sta nel passaggio da una “moda” dell’innovazione a una gestione consapevole dell’Open Innovation. Se i big player tedeschi come SAP e Siemens stanno smantellando i propri programmi di innovazione aperta, altri, come BMW o DHL, ne stanno ridefinendo obiettivi e metodi. Oggi non basta “essere aperti”: bisogna misurare l’impatto, valorizzare gli intermediari qualificati, dotarsi di strumenti come l’OI Balanced Scoreboard e trattare l’innovazione come una scelta strategica, non un obbligo.

Smart&Start Italia
In questo scenario, l’Italia mostra segnali incoraggianti ma ancora incompiuti. Il programma Smart&Start Italia continua a sostenere startup innovative con finanziamenti fino al 90% del progetto, mentre crescono nuove reti come la Rete Acceleratori CDP, che promuove progetti sulla blue economy, la space economy e la transizione verde. A Torino, il progetto da 200.000 metri quadrati dell’Innovation Mile, frutto dell’alleanza tra Politecnico e Envi Park, dimostra come rigenerare aree dismesse possa diventare il motore di ecosistemi industriali sostenibili. Ma, come ha detto il rettore Corgnati, “l’innovazione ha bisogno anche di una normativa urbanistica che sappia innovare”.
In ambito europeo, oltre 100 aziende hanno chiesto a Bruxelles un Fondo Sovrano per l’Innovazione, investimenti strategici in IA e semiconduttori, e regole per dare priorità alle imprese del continente. Obiettivo: colmare il divario tecnologico con Stati Uniti e Cina entro tre anni. Un’ambizione alta, ma non irrealizzabile se supportata da politiche stabili, investimenti strutturali e un nuovo ruolo delle università.

Il ruolo della conoscenza
Infatti, accanto alla tecnologia, è la conoscenza ad avere ancora un ruolo centrale. I numeri parlano chiaro: solo il 20% delle PMI italiane ha adottato tecnologie avanzate come AI o big data, e il 75% del tempo operativo è assorbito da attività non strategiche. Senza formazione continua, competenze diffuse e un ecosistema normativo favorevole, anche la migliore idea resta imprigionata in un prototipo. E come dimostra il caso della startup Frank e la sua truffa ai danni di JPMorgan, anche il mercato può essere ingannato, ma non a lungo.
L’innovazione, insomma, non è un talento individuale, ma un processo collettivo. Serve una governance moderna – fatta di Innovation Manager, Innovation Champion e founder motivati – e un sistema che non si limiti a cercare l’unicorno, ma che sappia incubare esperienze solide, valorizzare startup emergenti (come InVirtuoLabs, Resilco, EuroGreen Technology o Bevy) e creare le condizioni per scalare senza snaturarsi.
Se l’Italia vuole diventare un vero hub dell’innovazione, dovrà imparare a scegliere cosa non fare – come ricordava Michael Porter – per concentrarsi finalmente su ciò che davvero conta.

Fonti
• la Repubblica A&F, 24 marzo 2025: Northvolt storia di un crac
• Il Sole 24 Ore, 18 marzo 2025: La crescita non ferma la fuga di cervelli
• The Wall Street Journal, 22-23 marzo 2025: Google’s Cybersecurity Deal Turns Tiny Investment Into a $4 Billion Windfall
• la Repubblica, 19 marzo 2025: Google compra Wiz. Accordo da 32 miliardi
• Les Echos, 19 marzo 2025: Avec Wiz, Google réalise la plus grosse acquisition de son historie
• Milano Finanza, 18 marzo 2025: Startup, Life Science al top
• The Wall Street Journal, 21 marzo 2025: Healthtech VCs Look to AI for New Returns
• la Repubblica, 22 marzo 2025: Poli ed Envi Park alleati. Sfida da 60 milioni sull’Innovation Mile
• albertodiminin.nova100.ilsole24ore.com, 7 marzo 2025: Open innovation: imperativo o errore?
• EconomyUp.it, 17 marzo 2025: Smart & Start: come accedere ai fondi di Invitalia per progetti di innovazione tecnologica
• la Repubblica A&F, 24 marzo 2025: Digitale, una leva per tagliare i costi delle pmi. Ma siamo in ritardo


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