In un mondo che corre più veloce dei suoi strumenti di comprensione, l’innovazione non è solo un tema economico o tecnologico, ma un vero e proprio racconto del nostro tempo. È il filo invisibile che collega le startup di Caserta a quelle di Shanghai, il private equity europeo al gelato giapponese “a impatto zero”, i microprocessori di Federico Faggin ai neuroni coltivati in laboratorio del Cl1 australiano. E forse, più in profondità, è la chiave per capire in che direzione si muove la civiltà umana.
Prendiamo l’Italia, e in particolare il Mezzogiorno, spesso raccontato come periferia dell’innovazione. Eppure è proprio da qui che arrivano segnali dirompenti. In Campania nasce
SimGAT, un mini-stomaco artificiale progettato da
EST, spinoff universitario dell’Università degli Studi di Salerno e startup incubata da 012factory attraverso il
local hub 012Salerno nato con Fondazione Saccone: promette di rivoluzionare il modo in cui testiamo i farmaci enterici.
Da Caserta, gli industriali parlano di innovazione e sostenibilità, di una sfida per il Sud. Inoltre la
Campania si piazza al primo posto in Italia per fatturato nel settore AI. Una vera controtendenza rispetto ai cliché su Sud e innovazione, che conferma come il digitale stia diventando un argine alla fuga dei cervelli.
Capitale, capitale, capitale
Ma l’innovazione oggi è anche e soprattutto capitale. Il private equity europeo ha superato i
92 miliardi di euro di raccolta nel 2023, e il nuovo protagonista è il “private credit” tech: fondi come Architect Capital prestano soldi a startup software in cambio dei loro flussi futuri. È finita l’era del venture puro? Forse no, ma siamo davanti a un’evoluzione. Intanto, dalla Francia, Founders Future lancia un fondo da
250 milioni di euro con CMA CGM e punta agli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di gestire un miliardo entro il 2030. E, se da un lato si investe sempre più in deeptech e salute, come mostra il programma francese HIIT da
10 miliardi, dall’altro crescono modelli alternativi come il Corporate Venture Building, che trasforma le PMI in “fabbriche di startup”.
Parallelamente, si stanno ridefinendo le gerarchie globali. Oggi l’India, il Paese più popoloso al mondo, è ancora un gigante silenzioso che esporta talenti tech ma non una visione geopolitica. Diversa è la Cina, che torna a stupire con l’IA open source di Deepseek e chiama i suoi scienziati all’estero a “tornare a casa”, armata di nazionalismo, incentivi e università orientate al dominio tecnologico.
Intelligenza Artificiale
L’intelligenza artificiale è il vero campo di battaglia del nostro tempo. Da Perplexity, la startup che sfida Google e punta a
1 miliardo di dollari di ricavi nel 2026, alla fusione di X (ex Twitter) ed xAI di Elon Musk, che ambisce a creare un impero AI da
80 miliardi di dollari, la posta in gioco è totale. Tutto si gioca su accesso ai dati, capacità di addestrare modelli e libertà di distribuirli. Ma mentre Musk centralizza, altri aprono: la Cina, per esempio, con IA open source. Il rischio per l’Europa è allora quello di restare leader della regolazione, ma fanalino di coda nello sviluppo.
Eppure, in questa corsa iper-razionale, c’è chi riscopre la spiritualità. È il caso di Federico Faggin, che dopo aver inventato il microchip, oggi cerca l’anima della coscienza. O della Silicon Valley che riscopre Dio come bussola morale. Fede, tecnologia e startup ispirate alla Bibbia oggi sembrano coesistere in una narrazione inedita, tra Code & Cosmos e chiese “tech-friendly”.
Infine c’è il tema dell’etica. Il caso 23andMe, con la vendita dei dati genetici di oltre
15 milioni di utenti dopo la bancarotta, è il monito più forte: l’innovazione senza protezioni diventa vulnerabilità. Allo stesso modo, il Cl1 di Cortical Labs, che usa
neuroni umani coltivati in laboratorio per giocare a Pong, ci sfida su cosa intendiamo per “mente” e “macchina”.
Un futuro narrativo
In questo scenario fluido, il futuro non sarà solo tecnologico. Sarà narrativo, valoriale, culturale. Chi saprà raccontare meglio la propria visione del mondo – e farla vivere nelle piattaforme, nei prodotti, nei servizi – guiderà anche l’innovazione. L’Italia, con il suo patrimonio umano, scientifico e culturale, può giocare un ruolo determinante, ma
servono ecosistemi che liberino energie, reti che moltiplichino opportunità e capitali pazienti disposti a credere nel lungo periodo.
In un’epoca in cui anche un gelato (come quello giapponese prodotto con proteine dall’aria) può raccontare un nuovo modo di stare al mondo, innovare non è più solo creare, ma dare senso.
Fonti
• Corriere del Mezzogiorno, 24 marzo 2025:
Efficacia dei farmaci. Ecco il dispositivo che simula lo stomaco
• Il Mattino ed. Caserta, 25 marzo 2025:
“Innovazione e sostenibilità da Caserta sfida per il Sud”
• Corriere del Mezzogiorno, 24 marzo 2025:
“Io, Don Chisciotte del tech. Non c’è solo la pizza”
• LaVerità, 30 marzo 2025:
Il genio italiano della Silicon Valley: la fisica è nulla senza spiritualità
• The Wall Street Journal, 26 marzo 2025:
An AI Innovator Turns to Private Credit
• Les Echos, 25 marzo 2025:
Founders Future fait entrer CMA CGM à son capital
• Handelsblatt, 24 marzo 2025:
Perplexity-Chef kündigt Börsengang an
• Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2025:
X sotto il controllo di xAI. Musk con l’ex Twitter lancia la sfida a OpenAI
• The Wall Street Journal, 26 marzo 2025:
How to Protect Genetic Data As 23andMe Goes Bankrupt
• The Wall Street Journal, 26 marzo 2025:
Customers Struggles To Delete Accounts
• il venerdì di Repubblica, 28 marzo 2025:
Dall’Australia il pc con neuroni umani
Pubblicato da: Admin